Oltre duemila sub dilettanti studiano il Mediterraneo: successo per il cittadino-scienziato

Il cittadino prestato alla scienza può essere fonte di grandi contributi per la ricerca.

Trasformare una passione del tempo libero in una risorsa per la ricerca scientifica. E’ quanto avviene all’Università  di Bologna, dove è nata la prima mappa sulla salute del Mediterraneo grazie all’aiuto di subacquei volontari. Il Marine Science Group fondato da Stefano Goffredo, biologo dell’Università  di Bologna, ha infatti portato a casa un altro stupefacente studio sulla salute del Mediterraneo grazie al contributo di oltre 25 cittadini.

La forza del turismo sostenibile

La citizen science ha trasformato una ricerca che avrebbe impegnato per anni un biologo marino, alle prese con continue immersioni, in un lavoro di pochi mesi. Gli appassionati di sub e i turisti, con il supporto di due grandi scuole, sono stati impiegati in migliaia di immersioni e, divertendosi, hanno arricchito di contenuti la ricerca. Compito dei volontari era quello di rintracciare nei mari del Mediterraneo la presenza dei cavallucci marini, dei formidabili indicatori di qualità  ambientale. In base ai milioni di dati geografici ed ecologici raccolti dall’Msg ,Canale di Sicilia, il tratto fra Corsica e Toscana e Costiera amalfitana possono vantare le migliori acque.

Citizen science a servizio della ricerca

Lo stupefacente risultato non è affatto casuale e si colloca lungo un percorso virtuoso che potrebbe rappresentare in futuro la via maestra per la ricerca scientifica, sempre più alle prese con i tagli dei Governi centrali. L’Msg è, da questo punto di vista, un’esperienza pilota in Italia. L’idea di base è semplice quanto innovativa: solo uscendo dai confini ministeriali e cercando collaborazioni in ambiti non istituzionali è possibile raggiungere risultati altrimenti difficilmente realizzabili. L’ingrediente principale è senza dubbio la citizen science, la scienza dei cittadini che coinvolge volontari, il leitmotiv di tutte le esperienze di turismo sostenibile portate avanti dal gruppo di ricerca: dal progetto Ste nel Mar Rosso, con oltre ventimila partecipanti in cinque anni, a “Sub per l’ambiente”.

 

Scienziati per un giorno

Il “citizen scientist”, il cittadino prestato alla scienza, può portare contributi inaspettati e di altissimo livello all’attività  di ricerca. Negli Stati Uniti ha suscitato clamore il caso di Hanny Van Arkel, una semplice maestra che navigando su Galaxy Zoo (il sito dedicato agli ammassi di stelle lanciato dall’Università  di Oxford) ha intercettato per prima un importante corpo celeste mai notato dagli astronomi. Fuori dai nostri confini la citizen science coinvolge i più disparati ambiti della conoscenza umana. Fra i settori più attivi c’è, senza dubbio, quello del monitoraggio sulla salute degli animali selvatici. Il portale Wildlife Health Event Reporter, nato dalla collaborazione tra Università  del Wisconsin e il Geological Survey National Wildlife Health Center, permette ai cittadini di segnalare minacce alla salute degli animali selvatici, per prevenire cosìla diffusione fra gli uomini di malattie provenienti proprio dal mondo animale.