Via Carlo della Rocca 6, a Torpignattara, quartiere popolare e multiculturale della prima periferia romana, è la casa di un piccolo gioiello: la prima biblioteca condivisa di quartiere, inaugurata lo scorso 9 ottobre 2019.

«Sono stati proprio i cittadini ad esprimere la necessità di avere un luogo come questo sul loro territorio. Li abbiamo ascoltati e abbiamo pensato di accettare questa sfida» mi racconta Eleonora Turco, responsabile della biblioteca condivisa insieme al compagno Alessandro Di Somma, mentre fa scorrere davanti a me una porticina a vetri coperta di locandine teatrali.
 Torpignattara stupisce per i suoi mille volti, per la sua anima bella ma ritrosa, che si nasconde agli occhi di chi guarda distrattamente dalle vie principali. Dietro la porta, la giovane direttrice mi indica un piccolo salottino in cima alle scale: armadi con scaffali pieni ospitano alcuni volumi della biblioteca, illuminati da una luce familiare. Poltrone su cui gustare la lettura in un momento gratuito di tranquillità, appena fuori dal caos di clacson e tram. Qui ci sono libri di arte ed architettura. Scendo una rampa di scale per raggiungere l’altra parte della biblioteca e mi accorgo di non essere in un luogo come gli altri: «I libri sono disposti in queste sale. Proprio adesso ci sono varie compagnie che provano», mi dice Eleonora. Infatti questi sono i locali di uno degli storici teatri indipendenti del quartiere, il Teatro Studio Uno. Tra i romanzi di Pirandello e gli scaffali di letteratura straniera sento voci che parlano lingue diverse, attori che passeggiano in chissà quale storia. Camminando verso il bancone del prestito faccio attenzione a non disturbarli.

Un regalo al quartiere

«Noi lavoriamo qui da 10 anni con il Teatro Studio Uno. È stato fondato negli anni ’90, ma poi utilizzato soltanto come sala prove. Abbiamo reinventato una stagione che prima non esisteva», e proprio in questi giorni ripartono gli spettacoli, con un cartellone tra sperimentazione, rilettura dei classici e drammaturgia contemporanea. Eleonora ed Alessandro, infatti, sono anche i direttori del Teatro e i fondatori dell’associazione LaRocca Fortezza Culturale, che ha sede proprio accanto al teatro. La biblioteca condivisa nasce come ultimo regalo al quartiere: «Noi cerchiamo di fare rete e di collaborare con le altre associazioni di Torpignattara, insieme, nel tempo, abbiamo tentato di sensibilizzare sempre di più il municipio alla concessione di spazi per i cittadini». La biblioteca funziona come le altre, si viene qui, si sceglie un libro e, se non è fuori catalogo, si può richiedere in prestito per un mese. «Siamo partiti mettendo in condivisione i nostri libri personali, poi parlando con le persone, anche in modo inaspettato, poco dopo aver aperto la nostra libreria tre anni fa, è iniziata una grande raccolta collettiva. Oggi finalmente la biblioteca di Torpignattara è una bella realtà per tutti».

Diritto alla bellezza

«Nei locali del Teatro Studio Uno – continua Eleonora – dove abbiamo allestito la biblioteca (molti libri donati dai cittadini sono ancora da collocare), ospitiamo compagnie teatrali esordienti e corsi di recitazione che ci aiutano a promuovere l’integrazione. All’inizio volevamo far nascere qualcosa che fosse una casa per gli artisti, e infatti ci chiamiamo “Casa romana del teatro indipendente”, ma poi abbiamo pensato che sarebbe stato bello ed utile diventare un luogo importante per tutto la zona, un punto di ritrovo per l’arte in generale. Volevamo moltiplicare l’offerta, con laboratori per grandi e piccoli, spazi per mostre fotografiche, presentazione di libri». Entrando nel locale mi racconta com’è nata LaRocca Fortezza Culturale: «Volevamo diventare un presidio di cultura, un riferimento quotidiano in una Torpignattara che, come tutta la periferia romana, troppo spesso viene racconta per fatti di criminalità, degrado e furti. Noi sappiamo che questo quartiere è ben altro, è pieno di associazionismo, di cittadini che si danno da fare, che fanno rete». Mentre mi parla i suoi due bambini giocano contenti tra libri colorati e divanetti. Già, perché Fortezza Culturale nasce come associazione che si occupa di libri: «Siamo l’unica libreria in questa porzione di territorio, nasciamo per rispondere ad un’esigenza forte. Folli come siamo, invece di aprire un ristorante vicino ad un teatro, ci apriamo una libreria, perché crediamo nel valore e nell’importanza di promuovere cultura, con tutte le problematiche e le difficoltà che ci sono oggi nell’aprire un’attività come questa».
Eleonora sorride anche mentre mi dice che sicuramente la vendita potrebbe andare meglio, che non si riesce a stare proprio sereni, ma che si spera di farsi conoscere sempre di più nei prossimi anni anche grazie alla biblioteca condivisa. Per un luogo così non si poteva che scegliere un nome emblematico, prendendo spunto anche dal nome della via in cui ha sede l’associazione: «Una Fortezza è qualcosa che è fatto per “preservare”, è un avamposto di cultura. Gli eventi che proponiamo hanno un prezzo ridotto ma non sono gratuiti: questo non solo perché un biglietto è necessario al nostro sostentamento, ma anche perché ci teniamo davvero a rieducare i cittadini a riconoscere l’impegno, il sacrificio, il tempo che c’è dietro un libro, una mostra, uno spettacolo teatrale». La cultura costa scelte rischiose e fatica, ma Torpignattara ha diritto alla bellezza.