Giunto al suo termine, il progetto "Ci sto? Affare fatica!" ha raggiunto traguardi sorprendenti anche nell'estate post lockdown, coinvolgendo nella cura dei Beni comuni centinaia di giovani cittadini attivi in Veneto e nelle Marche

Il progetto “Ci sto? Affare fatica! – Facciamo il bene comune”, inaugurato nel 2016 dal comune di Bassano del Grappa, ha raggiunto ogni anno risultati migliori, arrivando a più di 2000 partecipanti nell’edizione 2019, con un totale di 239 squadre di giovani. Nell’estate post lockdown, “Ci sto? Affare fatica! – Facciamo il bene comune” è giunto al termine con un successo notevole: 400 squadre complessive, composte da 8/10 ragazzi tra i 16 e i 21 anni, un tutor tra i 21 e i 35 anni, un handyman volontario e un Covid manager.
Molte ragazze e molti ragazzi, accomunati da una maglia rossa oltre che da un forte spirito di cittadinanza, hanno raccolto cartacce e rifiuti, ripulito muri e panchine, occupandosi anche del verde urbano, nei comuni che hanno aderito al progetto, tra Veneto e Marche. Oltre 13 mila ore di attività per un intervento diretto sul territorio, su molti spazi pubblici cittadini.

L’organizzazione del progetto

Tante le realtà che hanno partecipato alla formazione di “Ci sto? Affare Fatica!”: oggi, assieme alla cooperativa Adelante, sono coinvolti anche i territori dell’alto vicentino con la cooperativa Radicà, di Vicenza e Montorso con la cooperativa Tangram, del veronese con Energie Sociali, Aretè e L’Albero, dell’alta padovana con La Carovana e della marca trevigiana occidentale con Kirikù.
L’importanza del progetto viene confermata, oltre che dai risultati ottenuti durante le recenti stagioni, anche dalla presenza in questa rete della regione Marche e del Csv regionale.
«Dopo il periodo di chiusura che abbiamo vissuto», aveva dichiarato il presidente del Csv Simone Bucchi, il giorno della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, «credo che la partenza di questo progetto, seppur ritardata e riadattata ai protocolli per la sicurezza sanitaria, sia particolarmente importante. Un modo per guardare avanti. Abbiamo avviato un percorso virtuoso per far sì che i ragazzi sperimentino nuove modalità di cittadinanza attiva; alimentando il benessere della comunità, potranno inoltre impegnare in maniera costruttiva il tempo estivo, visto che soprattutto nella fascia di età 16-21 non ci sono molte proposte. Grazie alla Regione per averci creduto e aver scommesso sul progetto».
Per fare ciò la regione Marche ha stanziato un totale di 341 mila euro per il biennio 2020-2021, e la risposta dei territori, parte attiva della rete, non si è fatta attendere: anche attraverso gli handymen, persone con un ruolo chiave, da “tuttofare”, che attraverso la propria esperienza professionale hanno trasmesso competenze tecniche/artigianali, soprattutto nella lavorazione del legno o del ferro, al resto della squadra, in pieno spirito di solidarietà.
I beni oggetto d’intervento sono stati scelti attraverso una consultazione tra i presenti ad ogni iniziativa e affidati a gruppi che hanno operato dalle 8.30 alle 12.30, da lunedì al venerdì; in cambio hanno ricevuto “buoni fatica” del valore di € 50,00, riguardanti le spese della quotidianità, mentre ai tutor è stato riconosciuto un “buono fatica” del valore di € 100,00.

Le finalità di questa iniziativa di cura dei Beni comuni

Il 4 settembre si è conclusa l’ultima settimana di “Ci Sto? Affare Fatica”; i ragazzi di Castelfranco Veneto hanno girato per il territorio in cerca di Beni comuni da curare e di persone da attrarre al loro gruppo, chiudendo questa edizione del progetto tra sudore e sorrisi. Ma l’intenzione è quella di ripartire presto, attraverso altre iniziative.
«Le forze messe in campo dai cittadini attivi stanno consentendo di creare diverse intersezioni tra Patti di Sussidiarietà, che, per loro stessa definizione, restano aperti alla partecipazione in itinere di chiunque. Il Patto in fase di stipula “Ci sto? Affare fatica!”, inserito in un’altra progettualità finanziata privatamente, consentirà, ad esempio, a circa 700 ragazzi tra i 14 e i 19 anni di potersi prendere cura, durante questa estate, dei Beni comuni già interessati da altri Patti, allargando la stessa cultura e sensibilità verso i beni di tutti. Un simile meccanismo virtuoso si sta sviluppando anche tra i settori dell’ente, che cooperano in modo sempre maggiore e quotidiano per l’attuazione di questo Regolamento», questo è quanto aveva dichiarato Lisa Lanzoni, Direzione Affari Generali del Comune di Verona, a Labsus riguardo al Patto di Villa Monastero, stipulato nel 2017.  I Patti di Sussidiarietà nati sul territorio veronese hanno svolto una funzione stimolante per l’iniziativa e la fiducia dei cittadini e questo dato è stato confermato dall’affluenza all’iniziativa di cura dei Beni comuni di quest’estate.
E’ chiaro, soprattutto per chi vive nei territori dove sono stati creati questi spazi di incontro tra amministrazione e cittadini attraverso i Patti di Sussidiarietà, che questa nuova forma di collaborazione può far accrescere, oltre che la bellezza di un paese che viene curato e pulito, anche lo spirito civico di intere comunità, specialmente dei giovani, con una funzione quasi scolastica.