Dal Patto del Paladiamante di Genova ad altre esperienze in giro per l’Italia capaci di valorizzare relazioni e generare percorsi di comunità anche dal punto di vista economico

Solo poche settimane fa veniva raccontato su queste pagine il primo patto di collaborazione complesso della città di Genova Sviluppo di Comunità al Diamante: oggi la forza generativa di quel Patto è stata riconosciuta come il miglior progetto sportivo nell’ambito dell’avviso pubblicato dalla Regione Liguria-POR FSE 2014-2020 asse per l’inclusione sociale e lotta alla povertà, con l’obiettivo di creare interventi di presa in carico multi-professionale per promuovere l’inclusione attiva delle persone vulnerabili.

L’esperienza del Paladiamante di Genova

Una bellissima notizia, che affida allo sviluppo del progetto 234.000 euro e dimostra la forza generativa dei Patti di collaborazione. Generativa non tanto e non solo in termini di risorse economiche, quanto di relazioni, visione condivisa, fiducia reciproca. Il finanziamento è la naturale conseguenza di quella virtuosa collaborazione che ha messo insieme un partenariato ricco di competenze diverse legate dalla voglia di costruire una opportunità di empowerment per una intera comunità utilizzando lo sport come mezzo di integrazione, inclusione e attivazione attraverso varie iniziative: attività sportive rivolte gratuitamente alle persone in diverse discipline; organizzazione di eventi sportivi; percorsi di inclusione sociale e attivazione sociale; voucher formativi professionalizzanti; seminari informativi e formativi rivolti ad operatori e alle famiglie. L’esperienza del Paladiamante di Genova dimostra come il principio di collaborazione alla base dei Patti possa dare forma e sostanza ad un modello di relazioni tra enti pubblici e cittadini alquanto singolare, capace di andare, quindi, oltre i limiti che caratterizzano le relazioni competitive e verticali.
Dopo alcuni anni di sperimentazione quella che ci accingiamo a vivere è la stagione della maturità dei Patti di collaborazione che, è bene ricordarlo, non nascono come deroghe oppure come strumento da adottare quando non si hanno altre strade da percorrere. La cura di un interesse generale attraverso la relazione tra soggetti che si pensano solo come contrapposti semplicemente non funziona, ed è in questo spazio che il modello di Amministrazione condivisa acquisisce sempre maggiore legittimità. La pubblica amministrazione e i cittadini attraverso i Patti si riconoscono come alleati per perseguire una finalità condivisa.

La collaborazione come politica pubblica

Le esperienze civiche di cura dei beni comuni così come l’enorme patrimonio di solidarietà del volontariato italiano non nascono certo con i Patti di collaborazione, quello che cambia è la definizione condivisa, attraverso la co-progettazione, dell’interesse generale da tutelare. È questo l’architrave su cui costruire una nuova consapevolezza del proprio ruolo da parte dei cittadini e delle istituzioni pubbliche. È questo il patrimonio su cui si stanno sviluppando esperienze che fanno dell’approccio collaborativo una vera e propria policy urbana capace di moltiplicare le risorse già attive, far emergere quelle latenti, promuovere percorsi capaci di sostenere anche dal punto di vista economico le esperienze di cura dei beni comuni attraverso i Patti di collaborazione. Come è possibile, per esempio, costruire una comunità educante capace di promuovere un rapporto tra la scuola e la comunità? Quanto è importante questo obiettivo soprattutto nell’epoca della pandemia? A Trento, già da qualche anno, proprio a partire dal modello collaborativo sperimentato con il Regolamento per l’Amministrazione condivisa è stato attivato il Protocollo d’intesa Città-Scuola sottoscritto dagli istituti scolastici, e avviato il Progetto STRA.BENE – partecipazione e cittadinanza attiva per potenziare i progetti di partecipazione studentesca e attivare la progettazione e la realizzazione di Patti di collaborazione con azioni concrete di cura dei beni comuni materiali e immateriali. Nell’anno scolastico 2018/2019 hanno partecipato 10 istituti comprensivi della città per un totale di 47 progetti di cura dei beni comuni. Nella seconda edizione il progetto si è ampliato attraverso la possibilità di scegliere tra diverse categorie e le relative linee guida quella appropriata alla propria idea progettuale di cura di un bene comune.

Logo progetto STRA.BENE (Fonte: sito Trentogiovani)

Le relazioni generative

È la qualità della relazione che consente di liberare le energie di una comunità e generare nuove risorse, anche economiche. A condizione che la pubblica amministrazione vada oltre la logica verticale e le organizzazioni dei cittadini attivi, formali o informali che siano, oltre quella della competizione.
Come il partenariato del progetto Paladiamante nasce dalle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti al tavolo di co-progettazione per un Patto complesso, così il patto di Villa Giaquinto – un parco pubblico di oltre 9.600 metri quadri a Caserta -, è il risultato di una comunità tra pari in cui gli anziani sono i nonni di tutti e i più giovani i loro nipoti. È da questa relazione che nasce, tra gli altri, il progetto frutta urbana con cui, attraverso la produzione di marmellata dai frutti degli alberi di arancio si sostiene il lavoro di riqualificazione del parco.

Parco Rocca Brancaleone Ravenna (Fonte: Google immagini)

Parco Rocca Brancaleone Ravenna (Fonte: Ginger)

Il crowdfunding civico per i beni comuni

A Ravenna, invece, la strada seguita per sostenere i processi di rigenerazione di alcuni beni comuni passa dalla raccolta fondi. Così è stato possibile recuperare i giochi per bambini della Rocca Brancaleone per realizzare un parco tematico sulla storia e i personaggi della città di Ravenna. Mi piacerebbe partecipare ai lavori tutti! Dalla pulizia alle opere pittoriche – tra le righe del commento di una donatrice si avverte il valore dell’azione di cura che va ben oltre la manutenzione e promuove un’alleanza capace di superare la contrapposizione tra pubblico e privato, la solita richiesta che sia la pubblica amministrazione a metterci le risorse e rendere un bene pubblico bene comune.
L’esperimento della raccolta fondi si è ripetuto, con lo stesso successo, per la cura del Parco Teodorico, in particolare per rendere di nuovo fruibile la Pista delle Biglie che è uno dei luoghi di maggiore attrazione del parco. A rendere in questo caso ancora più significativo il crowdfunding civico è il fatto che sia stato realizzato durante la pandemia: questo per sottolineare quanto possa essere importante, nella gestione degli spazi pubblici, la condivisione dei processi con l’intera comunità.
In un’epoca caratterizzata dalla ricerca di nuovi principi e valori che sostengano e diano forza ai percorsi di comunità, in cui le appartenenze tradizionali sembrano incapaci di disegnare una visione e un orizzonte comune, le storie che caratterizzano il quotidiano impegno civico di tante donne e uomini sembrano tracciare una strada capace di lanciare lo sguardo al futuro.

Foto copertina: pista delle biglie, Ravenna (credits:GingerCrowdfunding)