Nasce dai Gruppi di Iniziativa Territoriale del Lazio, composti dalle socie e dai soci della Banca Etica, l'idea di utilizzare il gioco Commonspoly per la promozione della cultura della gestione dei beni comuni

In un modo o nell’altro c’è una diffusa consapevolezza che per l’affermazione della cultura della sussidiarietà, dell’Amministrazione condivisa e della gestione dei beni comuni, non bastano leggi e Regolamenti che ne definiscano il funzionamento, ma è indispensabile promuovere un nuovo modello culturale presso la cittadinanza che valorizzi non solo l’auspicabilità della collaborazione attiva, ma addirittura l’indispensabilità. Questo è il “problema” che si sono posti da qualche tempo i Gruppi di Iniziativa Territoriale (GIT) di Banca Etica del Lazio, composti da soci volontari della Banca che si occupa di facilitare e promuovere la finanza ad “impatto” presso il territorio, ossia quella destinata a produrre effetti positivi sotto il profilo sociale, culturale ed ambientale. In altre parole, ci si era resi conto che le iniziative divulgative effettuate in diversi ambienti (scuole, eventi formativi, manifestazioni), per quanto organizzate nella maniera più interattiva possibile, rischiavano di non lasciare molte tracce una volta concluse. Così da alcuni del gruppo è nata l’idea di utilizzare un gioco di società, chiamato Commonspoly, come strumento in grado di far leva sui naturali comportamenti competitivi delle persone − perché a nessuno piace perdere − ma, allo stesso tempo, in grado di indurre ad una riflessione: cooperando verso il bene comune si vince.

Le origini del gioco

Il gioco Commonspoly è nato in Spagna nel 2015 nell’ambito di un Hackcamp, organizzato al 17° Festival ZEMOS98, come un modo per hackerare e sovvertire la versione “contemporanea” del popolare gioco di Monopoly che tende a favorire la cultura dell’accumulazione e della privatizzazione della società. Com’è noto in quel gioco, più i giocatori diventano ricchi e costruiscono case ed alberghi, più aumentano le probabilità di mandare in bancarotta gli altri giocatori appropriandosi dei loro beni e di vincere.
Perché parliamo di versione “contemporanea” di Monopoly? Perché non tutti sanno infatti che il Monopoly era nato con intenti diversi da quelli che conosciamo ora! Originariamente il gioco aveva un altro nome, The Landlord’s Game, ed era un gioco da tavolo destinato a mettere in guardia la gente sugli effetti pericolosi del monopolio. Nel lontano 1904, l’ideatrice del gioco, Elizabeth Magie, lo brevettò ma, anni dopo, vendette il brevetto alla Parker Brothers, che ne distorse l’originario intendimento trasformandolo nel Monopoly che tutti conosciamo oggi.
Da queste premesse, un gruppo di lavoro del Centro de las Artes de Sevilla si è messo all’opera per ideare la prima versione di Commonspoly, basata sul desiderio di recuperare la storia di Elizabeth Magie. Nel corso degli ultimi anni, il gioco ha subito molti cambiamenti che hanno portato ad un totale di quattro edizioni. All’inizio del 2020 ha avuto inizio lo sviluppo di una nuova e migliorata versione 4.0, conosciuta come Commonspoly Green Edition.
Sin da subito, è stato deciso che il gioco dovesse essere disponibile a tutti sotto la particolare licenza PPL (Peer Production License ovvero “licenza di produzione tra pari”), per cui solo la cittadinanza attiva, le cooperative e le organizzazioni non profit avrebbero potuto liberamente condividere e riutilizzare il materiale del gioco fino ad arrivare ad un suo adattamento/trasformazione, in funzione del contesto e dell’attualità, purché si mantenesse l’originario spirito del gioco.

In Commonspoly vince il gruppo e non i singoli!

Il gioco è ambientato in una realtà simile a quella che viviamo giorno dopo giorno. C’è una battaglia in corso: le crisi finanziarie si stanno verificando con sempre maggiore frequenza e la disoccupazione globale è in forte aumento. La crisi climatica è già spaventosamente urgente, mentre le pandemie minacciano il collasso totale della società. A fronte di una minaccia continua alla tutela dei beni comuni, in Commonspoly coesistono due tipi di figure:

  • gli speculatori, che mirano a privatizzare ogni risorsa disponibile nella società mirando ad uno sfruttamento lucrativo individualistico;
  • i cittadini attivi, che mirano a trasformare il 100% delle risorse disponibili nella società in beni comuni ampliando la massima fruibilità e condivisione.

Il tavolo da gioco assomiglia molto a quello del Monopoly ma, al posto delle vie e piazze dove costruire case e alberghi, troviamo rappresentati i beni della società che potranno essere trasformati in privati, pubblici o beni comuni in base a come operano i giocatori, ma anche in base a quanto scritto nelle carte degli “imprevisti” analogamente a quanto avviene nella realtà.
Scopo dei cittadini attivi, dunque, è riuscire a trasformare nel tempo i beni della società al 100% in beni comuni. Qualora ci riescano, sarà il gruppo a vincere e non il singolo. Qualora non ci riescano saranno invece gli speculatori a vincere.
Il gioco combina, da una parte, alcuni elementi dei giochi di ruolo e, dall’altra, alcuni di altri giochi da tavolo tradizionali. Come nei giochi di ruolo, qualcuno deve essere responsabile della moderazione e questa persona è chiamata Game Master, solitamente una persona che conosce bene le regole. Oltre a ciò, il Game Master assume anche il ruolo del “male” e muove le pedine degli Speculatori.

Prototipo di Commonspoly (Fonte: Wikipedia)

In Commonspoly vince l’esercizio dell’intelligenza collettiva

Ma la novità forse più interessante che abbiamo potuto apprezzare è l’importanza attribuita al tempo! Di fatto i cittadini attivi hanno un numero di turni limitato per raggiungere il loro obiettivo analogamente a quanto succede nella realtà: infatti dovremmo essere tutti consapevoli che, ad esempio, non abbiamo tempo un illimitato per salvare il pianeta!
Provando a giocare con questa regola ci siamo ben presto resi conto di quanto questa consapevolezza del tempo che passa sia spesso sottovalutata anche da molti cittadini attivi e sia una delle cause dei fallimenti dei progetti di trasformazione in società dei beni comuni. Solo dopo diversi tentativi, ci siamo resi conto che, solo se i cittadini attivi imparano a ragionare come espressione di un’unica intelligenza collettiva, avranno possibilità di vincere.
Questo gioco ci insegna a favorire una comprensione comune di ciò che significa partecipare attivamente e realmente alla società. Aiuta a sviluppare i valori di cooperazione e incoraggia i giocatori a riunirsi e lavorare come un gruppo piuttosto che come individui isolati. Inoltre, permette la libera sperimentazione, la scoperta e l’apprendimento su questioni che sorgono nella vita reale. Offre anche un senso di gioia collettiva, ciò che Adrienne Rich chiama “felicità radicale“, quei momenti di gioia collettiva che fioriscono quando un gruppo di persone condivide una comprensione comune di ciò che significa partecipare attivamente e realmente alla società. Possiamo trovare la felicità radicale in un’assemblea, in una protesta o in una festa. Assume molte forme, ma c’è sempre un filo comune: ci incoraggia a riunirci e a lavorare come un gruppo piuttosto che come individui isolati.
Commonspoly ha anche un approccio didattico: alimenta il desiderio di cooperare senza introdurre le complessità che spesso sorgono nella realtà. Questo permette la libera sperimentazione, la scoperta e l’apprendimento intorno a questioni che sorgono nella vita reale.

Sei interessato a giocare a Commonspoly e/o sperimentarlo nella tua scuola o all’interno di manifestazioni/eventi? Sei interessato a collaborare attivamente allo sviluppo del progetto, al completamento della traduzione, eccetera? Potete contattarci al seguente indirizzo  git.lazio.sud@bancaetica.org

Francesca Soave e Giorgio Sciò sono rispettivamente componenti del Gruppo Iniziativa Territoriale delle socie e dei soci di Banca Etica del Lazio Nord  e del Lazio Sud

Foto di copertina: Il tabellone del Commonspoly (Fonte: Wikipedia)