Come associazioni impegnate da anni nell’interesse generale della città, chiediamo che il testo che sarà discusso domani venga emendato

Martedì 23 maggio l’Assemblea Capitolina prenderà in esame e forse approverà già nel corso della stessa giornata la delibera riguardante il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni di Roma Capitale.
Se questo Regolamento verrà approvato dovrà essere riconosciuto da un lato il lavoro svolto dall’attuale Giunta e, in particolare, dall’Assessore alla partecipazione Andrea Catarci, dall’altro, l’impegno costante delle associazioni che da ben otto anni si battono per far sì che i cittadini romani possano prendersi cura dei beni comuni della propria città (verde, spazi pubblici, scuole, beni culturali, etc.) all’interno di un quadro di regole chiare e semplici.

Purtroppo, però, a causa di divisioni interne alla maggioranza capitolina, questo nuovo Regolamento rischia di essere privo di alcuni elementi essenziali per il suo buon funzionamento.

Pertanto come associazioni impegnate da anni nell’interesse generale della città chiediamo che il testo sia emendato in modo che:

a) le imprese siano equiparate ai cittadini e possano quindi partecipare ai patti di collaborazione, contribuendo gratuitamente alla cura dei beni comuni della città (art. 2, comma 1, lett. c);

b) tutti gli immobili che fanno parte del patrimonio di Roma Capitale possano essere oggetto di patti di collaborazione, con particolare riferimento alle scuole ed agli immobili con destinazione culturale, sociale e ricreativa. Fanno eccezione gli immobili espressamente esclusi con delibera del Dipartimento patrimonio, ai quali si applicherà invece la delibera dell’Assemblea Capitolina n. 104 del 16 dicembre 2022 (art. 10, comma 7);

c) siano escluse le sanzioni a carico delle cittadine e dei cittadini attivi che sottoscrivono i patti di collaborazione (art. 5, lett. l).

Queste tre condizioni sono già presenti nei Regolamenti per l’amministrazione condivisa adottati negli ultimi nove anni da oltre 300 città italiane, con ottimi risultati da ogni punto di vista. Essendo noi quelle e quelli che concretamente applicheranno il nuovo Regolamento sui territori abbiamo assolutamente bisogno di queste modifiche per poterlo far funzionare nel modo migliore. Se ciò non avverrà ci sarà un altissimo rischio che il nuovo Regolamento fallisca. Ma, nonostante tutto, speriamo ancora che l’attuale testo possa essere emendato prima della sua approvazione definitiva.

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