Nel giugno 2021 dopo un processo complesso e non privo di intoppi si arriva alla firma del Patto di collaborazione tra il Centro sociale Ex Canapificio e il Comune di Caserta, che affida al Centro sociale, in qualità di promotore di una rete di 30 associazioni, la gestione dell’Ex Onmi. La struttura situata in viale Beneduce a Caserta avrebbe dovuto essere riqualificata attraverso finanziamenti di un bando della Regione Campania, ma dopo due anni i lavori non sono ancora stati realizzati e lo spazio della struttura non è ancora utilizzabile. Per meglio comprendere la storia di questo Patto e della comunità che lo anima abbiamo intervistato Federica Maria Crovella dell’area comunicazione dell’Ex Canapificio.
Una Patto difficile da concludere
Il Patto nasce nell’ambito di un percorso per l’apertura di un nuovo spazio sociale a Caserta, l’ex Onmi, dopo la chiusura del Centro Sociale Ex Canapificio di Caserta, spiega Federica. Dal 1999 l’Ex Canapificio, di proprietà della Regione Campania e situato molto vicino alla Reggia di Caserta, è stato un polo sociale e culturale simbolo della lotta antirazzista in Campania. Da subito l’esperienza si è caratterizzata come interessante laboratorio di cooperazione e sinergia tra le diverse associazioni attive nel territorio, come il Comitato Città Viva, il Comitato Macrico Verde, l’Ass.ne Senegalesi di Caserta, il Laboratorio Artistico Kalifoo Ground, Stella del Sud e la Caritas di Caserta.
La stipula del Patto per lo spazio dell’Ex Onmi è però l’ultimo passaggio di una storia complessa, fatta di mancate interlocuzioni istituzionali e forti ritardi nell’attuazione di progetti per rendere uno spazio pubblico fruibile da tutti. Dal 1998 l’Associazione aveva cominciato ad utilizzare come sede delle proprie attività l’Ex Canapificio di Viale Ellittico. La Regione Campania, dopo una serie di autorizzazioni temporanee, nel 2006 concesse in comodato d’uso gratuito una parte dell’ex canapificio all’Associazione “Comitato per il Centro Sociale”. Nel 2009 la Giunta Regionale, in quanto proprietaria dell’immobile, approvò un progetto di riqualificazione dell’Ex Canapificio da effettuarsi con i fondi del PON Sicurezza, nell’ambito degli obiettivi di rafforzamento della coesione sociale. L’Ex Canapificio, infatti, è collocato in una terra difficile, una terra di camorra, e spesso ha agito come presidio di legalità e giustizia sociale, divenendo un punto di riferimento per la comunità dei migranti e dei rifugiati di Castel Volturno, a seguito della strage del 2008. Federica ci racconta come il PON Sicurezza fosse stato approvato anche dal Ministero dell’Interno, ma era venuta a mancare la volontà politica locale di proseguire il percorso, dati i molteplici interessi economici nella zona dove si trova l’immobile, per via della sua vicinanza alla Reggia. Perciò venne bloccato tutto ed i fondi per la riqualificazione dell’Ex Canapificio non furono mai utilizzati, sprecando così un’occasione importante di riscatto per il territorio stesso.
Nel frattempo, gli intoppi per la gestione del Centro sociale continuano: il rinnovo del comodato, subisce un nuovo arresto nel 2019, proprio mentre stava per essere concesso dalla Regione, in quanto viene disposto un sequestro preventivo dell’Ex Canapificio imposto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria C.V. La scelta era dovuta a motivi di sicurezza, in quanto l’edificio necessitava di essere ristrutturato e messo in regola perché non sicuro. Federica però sottolinea come dopo il sequestro giudiziario le istituzioni si siano complementi dimenticate di questo spazio: “Nonostante il disinteresse per la struttura da parte delle istituzioni, l’opera sociale all’interno dell’Ex Canapificio è cresciuta diventando interlocutore per tutte le istituzioni locali e nazionali per lo sviluppo di politiche migliorative della vita di migranti, rifugiati e per le stesse famiglie italiane che vivono in condizioni di disagio. Un vero e proprio modello di inclusione sociale, aperto e promotore di una rete di organizzazioni che lavorano nella stessa direzione”.
Una grande mobilitazione per un bene comune
Il fatto che il Centro sociale svolgesse un ruolo chiave per la comunità di Caserta è stato dimostrato dalla reazione cittadina alla chiusura dell’Ex Canapificio nel 2019, che mobilitò in pochissimi giorni un corteo di circa 4000 persone. La solidarietà al Centro è arrivata da tutte le parti: associazioni, circoli sportivi, sindacati di base, parrocchie offrirono ospitalità all’Associazione per continuare le attività – ci spiega Federica. Davanti a tali dimostrazioni di volontà della comunità di Caserta, il Comune risponde decidendo di affidare un altro spazio al Centro sociale, cioè quello dello stabile di proprietà comunale dell’Ex Onmi, destinando inoltre 700.000€ per la messa in sicurezza della stessa struttura. Questo stanziamento sarebbe stato predisposto dalla Regione Campania, sulla base di un progetto per la nuova Casa del sociale proposto dal Comune stesso. Il progetto prosegue con notevole lentezza, ma i ritardi non fermano le associazioni coinvolte che attraverso incontri, manifestazioni ed uno sciopero della fame effettuato dinanzi l’Ex Onmi, arrivano ad ottenere la firma del Patto di Collaborazione. Il grande percorso collettivo dietro questo risultato è evidente, afferma Federica: “Il Patto proposto al Comune è stato il risultato finale di un lungo lavoro di elaborazione e partecipazione collettiva, di diverse modifiche apportate a seguito degli incontri, scontri e confronti che si tenevano con il comune di Caserta, che ha portato poi all’approvazione del Patto in Giunta”.
La necessità di una Casa del Sociale
L’Associazione con la rete di cui si è fatta promotrice ha sempre promosso numerose iniziative di carattere culturale, sociale e ricreativo: questo attraverso attività di promozione artistica, culturale e musicale, l’apertura di sportelli per consulenza sindacale e legale per i lavoratori più deboli (disoccupati o precari per esempio) e per gli immigrati; mobilitazioni per i diritti dei migranti e campagne di sensibilizzazione sul tema del diritto d’asilo, e tante altre iniziative ancora.
Federica ci ricorda come nonostante sia ancora impossibile usufruire della struttura dell’Ex Onmi la volontà e anche la necessità di continuare questo percorso hanno evitato che quest’ultimo si bloccasse. Anzi, proprio per sollecitare il comune di Caserta a portare avanti il progetto, la rete di associazioni ha realizzato diverse attività all’esterno dello spazio come: sportelli itineranti per fornire supporto agli immigrati e uno specifico per l’accesso al reddito di cittadinanza, assemblee nel parcheggio, presentazioni di libri e concerti. L’ultima delle attività realizzate è stata svolta il 13 luglio con l’associazione Film Lab per una proiezione cinematografica con “la doppia finalità di stimolare il Comune e la Regione a riportare il dibattito sull’apertura dell’Ex Omni in città”, ci spiega Federica. Le abbiamo chiesto inoltre quale bilancio si potrebbe trarre sull’impatto che le attività del Patto hanno prodotto sulla comunità e la risposta è decisamente positiva: “nella misura in cui oggi, nonostante la struttura non sia ancora in nostro possesso, la rete esiste ancora e con fatica continua la vertenza per portare a compimento l’iter per l’apertura della Casa del Sociale”.
Garantire, quindi, questo spazio a tale rete di associazioni risulta quanto mai necessario sia per riconoscere l’impegno che da anni questi cittadini mettono per cambiare ciò che non funziona nella loro comunità, sia perché non si può non ascoltare questa parte importante della comunità che ha chiesto e continua a chiedere più spazi per proseguire nella gestione collettiva dei beni comuni, fondamentale per costruire un tessuto sociale più forte e inclusivo, assolutamente vitale per un territorio difficile come quello di Caserta.
L’importanza del Patto per il futuro del territorio
In un recente comunicato stampa la rete di associazioni protagonista del Patto di Collaborazione chiede che l’Ex Onmi Casa del Sociale di Caserta venga aperta subito a favore di una comunità che ormai da due anni attende l’inizio dei lavori di riqualificazione della struttura, previsti dal progetto del Comune. Nello stesso comunicato le associazioni manifestano l’intenzione di intitolare la Casa a Mamadou Sy, attivista della comunità senegalese e cittadino impegnato strenuamente per la difesa dei diritti di tutti e per la tutela del territorio, scomparso prematuramente nel 2019. Mamadou Sy era stato infatti uno dei primi a recarsi sul luogo della strage di Castel Volturno del 2008 e il fatto che la struttura possa portare il suo nome conferma sempre di più il ruolo fondamentale che uno spazio simile potrebbe svolgere a servizio della comunità.
Alla base dei Patti di collaborazione sta la sinergia che permette la collaborazione alla pari tra amministrazione e cittadini. In questo caso, purtroppo, nella storia che ci viene raccontata è venuto a mancare (finora) proprio il supporto indispensabile da parte dell’ente locale.
Per questo abbiamo chiesto alla nostra intervistata quale prospettiva di evoluzione del progetto ci sia e quali siano le loro speranze: “Per il momento siamo consapevoli della necessità di un lavoro lento e faticoso, ma anche della legittimità con cui agiamo. Più il tempo passa, più ci si allontana però dalla necessità di dare una risposta efficace alla chiusura dell’Ex Canapificio nel 2019. Il mandato regionale scadrà tra circa un anno per cui supponiamo che l’iter amministrativo, la gara e l’apertura dello spazio dovrà essere concluso entro i prossimi 7/8 mesi”. L’auspicio è chiaramente che l’avvio dei lavori per l’apertura dello spazio avvenga quanto prima, per dare piena attuazione al Patto di collaborazione firmato nel 2021 e affinché le istituzioni supportino concretamente quelle realtà che operano per migliorare le comunità in cui viviamo, nell’interesse collettivo.
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