A Corigliano Rossano (CS) un patto per trasformare uno spazio residuale abbandonato in un giardino aperto a una comunità intergenerazionale

A maggio del 2022 l’associazione Auser Corigliano ha firmato un Patto per la cura e la rigenerazione di uno spazio verde. Ma il percorso nasce ancor prima, con un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto i soci dell’associazione e gli abitanti, e sta continuando attraverso la costruzione di collaborazioni con le realtà territoriali. L’obiettivo è quello di realizzare un bosco urbano e, soprattutto, di creare una comunità dove le diverse generazioni possano incontrarsi.

Progettazione partecipata (Fonte: pagina Facebook Amici del bosco urbano)

Tra prossimità e qualità dello spazio urbano: prendersi cura degli spazi verdi abbandonati della città

La cura di uno spazio verde residuale attraverso un Patto non è certo una novità per la nostra rubrica. Spesso questi spazi ospitano processi che generano comunità molto coinvolte, processi che hanno una certa continuità nel tempo e sono generativi di nuove collaborazioni. La prossimità, la scala di questi luoghi e la consapevolezza sempre più forte dell’importanza degli spazi verdi nella nostra vita urbana ci dice molto sul perché della numerosità di questi Patti, così come ce lo suggerisce la necessità di un luogo accogliente nello spazio pubblico quotidiano in cui potersi conoscere e riconoscere. E infatti sono questi i temi che incrociano i racconti dei protagonisti della stipula del Patto. Ce lo racconta Rosa Assunta Matteo, un’architetta specializzata in progettazione partecipata che ha seguito e facilitato il percorso in collaborazione con AUSER Corigliano in maniera volontaria e gratuita e che, proprio in questa occasione, è entrata a conoscenza dei Patti di collaborazione. Confrontandosi con gli uffici tecnici e con i consiglieri e gli assessori, a proposito di questo progetto di cura, ha scoperto la possibilità di amministrare in maniera condivisa. Mi si è aperto un nuovo mondo e mi sono appassionata. Ed ora parlo di Patti a tutte le amministrazioni comunali con cui collaboro, ci racconta, è stata una scoperta meravigliosa!

I primi alberi piantati nel Bosco Urbano (Fonte: pagina Facebook Amici del bosco urbano)

La progettazione partecipata di uno spazio come punto di partenza per un Patto

L’approccio alla progettazione partecipata ha quindi arricchito il percorso di co-progettazione del Patto: Rosa ha facilitato gli incontri sul territorio, permettendo una condivisione quanto possibile ampia e aperta al quartiere anche della fase di creazione delle idee sullo spazio. Già in questa prima fase si è cercato di ricucire relazioni intorno a uno spazio da creare insieme, cercando di lavorare sulla intergenerazionalità, per avvicinare altre popolazioni a uno spazio che è tutto da progettare e costruire. Non è stato facile: all’inizio eravamo io, un volontario e il presidente dell’Auser. E’ stato molto faticoso, ma la cosa straordinaria è che basta una persona che si aggiunge e capisce il potenziale dello strumento per capire che già un risultato è stato raggiunto. L’entusiasmo di Rosa è tanto, e non a caso si riferisce ‘all’anima dei patti’ parlando di questa capacità di contagio. Una piccola comunità si è quindi creata intorno alla progettazione del Bosco, soprattutto di soci di Auser, ma anche di residenti. Il Patto del Bosco Urbano è stato firmato per la durata di 7 anni, e fa riferimento al progetto frutto della progettazione partecipata (in allegato), da implementare in vari momenti. Auser mette a disposizione alcune risorse, e forse non si riuscirà a realizzazione tutte le progettualità indicate, ma il vero obiettivo, come sottolinea Rosa è la creazione di una comunità che viva il bosco. E per far questo è importante essere presenti, vivere lo spazio e fare insieme, alimentando la consapevolezza per il bene comune. La rigenerazione, infatti, non è solo urbana, ma è anche sociale e il Patto di collaborazione interviene proprio su questo piano.

La costruzione di una rete intergenerazionale 

Con la firma, il lavoro di costruzione di rete è entrato nel vivo. Facendo – è risaputo – ‘l’anima dei patti’ si manifesta più facilmente, gli spazi si animano, gli abitanti si incuriosiscono, qualcuno si avvicina e si lascia coinvolgere. E questo avviene con tutto il tempo necessario alla costruzione delle relazioni con le persone e con i luoghi, mettendo in conto delusioni e momenti di scoraggiamento. L’obiettivo è anche quello di aprire lo spazio ai giovani, i primi attori da coinvolgere sono le scuole. Lo sa bene Rosa che già in progettazione partecipata ha coinvolto l’Istituto agrario, per la progettazione del giardino. La scelta degli alberi, lo studio dei terreni, il posizionamento e infine la messa a dimora. In seguito, è stato coinvolto il Liceo artistico, con l’organizzazione di un concorso per l’ideazione di una panchina da installare nel Bosco, una panchina effettivamente realizzabile che rispondesse a una serie di criteri (economica, in calcestruzzo, non vandalizzabile) realizzabile da maestranze che si erano rese disponibili. I ragazzi, se all’inizio sembravano poco coinvolti, si sono poi fatti vincere dall’entusiasmo e attualmente gestiscono la pagina facebook Amici del Bosco Urbano. Il concorso è stata l’occasione per raccogliere le loro competenze ma anche per far conoscere il Bosco Urbano e l’esperienza dei Patti di collaborazione. Altre iniziative di pulizia dell’aria si sono svolte con associazioni (WWF) e soprattutto i residenti.

Giornata di pulizia organizzata con il WWF (Fonte: pagina Facebook Amici del bosco urbano)

Dal bene pubblico al bene comune: ricollocare i ruoli e definire procedure condivise

Il passaggio dal bene pubblico a bene comune non è scontato e non semplice trasmetterlo alla comunità di riferimento, ancor più se il bene pubblico in questione non è stato oggetto di cura da parte dell’Amministrazione comunale. Se il patrimonio pubblico è svilito, abbandonato, non è così facile che i cittadini si attivino per restituirlo alla comunità. In questi luoghi, si ripete la litania del è l’amministrazione che deve farlo, aggiungendo sfiducia a una relazione fiduciaria già incrinata. Quindi quando si passa al pubblico al comune, c’è una prima fase di spaesamento, come ci dice Rosa: quando abbiamo iniziato non si comprendeva che quello spazio fosse di tutti e che noi potevamo agire per creare bellezza, comunità. Non è stato facile comprendere il proprio ruolo e quello dell’amministrazione. Il fare, l’azione e la condivisione in rete aiuta a entrare in questa nuova modalità. Ognuno può trovare poi il suo ruolo, il proprio tempo e la propria abilità da mettere in campo. E la co-progettazione e gli scambi con l’amministrazione comunale definiranno meglio i ruoli da formalizzare nel Patto. Il dialogo tra i cittadini e l’amministrazione è stato valutato positivamente da entrambe le parti. Entrambi la vice sindaca Maria Salimbeni e l’assessore al Verde Damiano Viteritti sono stati disponibili, e le richieste fatte dai cittadini – come quelle di potenziare l’illuminazione piuttosto che costruire un punto d’acqua – sono state accolte. Il patto del Bosco Urbano è stato anche l’occasione per mettere alla prova le procedure e definire i ruoli all’interno della macchina comunale. Si stanno definendo sempre meglio le procedure e coinvolgendo sempre di più i tecnici. Da quest’esperienza sta nascendo l’ufficio dei Beni comuni. E allo stesso tempo, si sta definendo l’elenco dei beni disponibili all’interno del Patrimonio della città, rilevando quali beni e lottizzazioni potrebbero essere oggetto di cura da parte dei cittadini. Si sta facendo un lavoro di informazione sulla città in maniera condivisa, ognuno attraverso i propri canali, commenta Rosa, su un piano di fiducia reciproca.

Mentre il gruppo Verde Urbano lavora, il gruppo Accoglienza pensa al ristoro (Fonte: pagina Facebook Amici del bosco urbano)

Partire dai beni comuni per costruire un nuovo senso di appartenenza e co-responsabilità

Ed è proprio la fiducia e la costruzione di relazioni il tema che l’amministrazione comunale vuole sviluppare attraverso i Patti di collaborazione. Corigliano Rossano è un comune che si è creato da poco con l’unione di due comuni: siamo una città nuova ci dice la vice sindaca e assessora al patrimonio Maria Salimbeni. Nell’ambito di questa fusione abbiamo voluto inserire pratiche partecipative nel nostro Statuto, tra cui il regolamento dei beni comuni. Pensiamo che il Patto di collaborazione sia uno strumento che  può contribuire a definire un senso di appartenenza, proprio attraverso la cura condivisa dei beni comuni, e allo stesso tempo rafforzare il rapporto di fiducia, di corresponsabilità tra i cittadini e le istituzioni. In questo senso si aprono nella città nuovi spazi di partecipazione, nuovi luoghi di discussione su cui stabilire nuove collaborazioni con l’amministrazione. Stiamo facendo  un investimento sulla capacità dei cittadini e delle associazioni di promuovere azioni che spesso si pensa non interessino alla cittadinanza, e i cittadini, invece, stanno rispondendo. Vari Patti e progetti si stanno incrociando a Corigliano Rossano in quest’ottica. Nel 2021, appena approvato il Regolamento, è stato firmato il patto Bright con le braccianti agricole, nato da un Progetto Europeo, di cui Labsus è stato promotore. In primavera è stato aperto un avviso dal Comune per la co-gestione di una villa comunale e una ludoteca, mentre l’Amministrazione condivisa è stata inserita come metodo di azione all’interno delle progettazioni finanziate dal PN Metro Plus e Città Medie Sud 2021-2027.

Ricucire con un Patto di collaborazione

Tornando al Patto, il processo di costruzione di comunità è dunque ancora al suo inizio. Tuttavia, la partecipazione dei cittadini si sta via via consolidando, un bosco urbano sta prendendo forma, l’Amministrazione sta affinando le procedure interne: il tutto partendo da uno spazio abbandonato, dall’entusiasmo di alcuni cittadini e amministratori, e da uno strumento amministrativo. Ci piace pensare che un Patto, pur nel suo piccolo, come ci insegna il Bosco Urbano, possa contribuire a ricucire gli spazi urbani, le relazioni del quartiere, la fiducia tra cittadini e Amministrazione, le prospettive e gli obiettivi collettivi.

 

Foto di copertina: un momento della progettazione partecipata (Fonte: pagina Facebook Amici del Bosco Urbano)